Ogni mese il nostro Restaurant Manager Alessandro Fè vi presenterà un vino selezionato dalla cantina del Ristorante Santa Elisabetta 2 StelleMichelin. Ci guiderà in un percorso enologico fatto di ricerca personale sul territorio per selezionare le migliori bottiglie italiane e internazionali da proporre agli ospiti del ristorante.
Questo mese si comincia con lo Chardonnay Collezione Fabrizio Bianchi 2005 di Castello di Monsanto.
Uno dei vitigni simbolo del mondo del vino è senza ombra di dubbio lo Chardonnay, uva che è riuscita a conquistare il mondo in termini geografici di coltivazione e tutti i suoi palcoscenici più prestigiosi.
Uno dei motivi del suo successo è sicuramente la versatilità, può dare vita a bianchi leggeri e fruttati oppure a vini strutturati e potenti, longevi nel tempo, usato in assemblaggio con altre uve e, se vendemmiato in anticipo, diventa la base di grandi vini spumanti. Ha un sapore intenso e pieno, un intreccio di suggestioni sapide agrumate, poi pesca, molti frutti tropicali, banana, menta, fiori bianchi, rocce e funghi, sentori affumicati, burrosi e vanigliati.
Il Restaurant Manager Alessandro Fé prosegue: personalmente trovo molto interessante l’intreccio che ha avuto con il passato enologico della nostra Toscana, già famosa nel 1700 per la qualità dei vini prodotti da vitigni bianchi francesi, ma fu soltanto nel 1878 che un bianco toscano a base Chardonnay ricevette la medaglia d’oro all’Expo di Parigi.
Oggi vorrei fare un piccolo focus sullo Chardonnay Fabrizio Bianchi 2005 di Castello di Monsanto, frutto dell’intuizione di Fabrizio Bianchi che, alla metà degli anni Settanta, decise di impiantare questo vigneto nei terreni di proprietà posti fuori della denominazione Chianti Classico; con l’occhio rivolto ai grandi bianchi di Borgogna, appunto. All’inizio della sua storia era interamente fermentato in legno, ma negli anni Duemila lo Chardonnay ha visto un graduale snellimento del rovere fino ad assestarsi sulla fattura odierna che prevede la fermentazione in acciaio di circa il 70% delle uve.
Bellissima è stata la visita in cantina, grazie alla quale si percepisce proprio la ricchezza del terroir del Chianti; ad aspettarci all’ingresso in cantina una teca di vetro incastonata nel pavimento, sotto la quale riposano ancora oggi enormi conchiglie fossili a testimoniare l’immenso patrimonio dal quale le viti attingono, patrimonio che poi riscontriamo nel vino.
Di questo Vino ho potuto apprezzare particolarmente l’evoluzione delle vendemmie di annate considerate meno fortunate per i rossi, come la 2002 e soprattutto la 2005, vino che oggi si presenta perfettamente bilanciato con note burrose e minerali in alternanza, sempre sorretto da una presente freschezza ed indicato da tenere anche a casa, abbinandolo facilmente a carni bianche o pesci saporiti.
Il tipico vino che mi piace descrivere come “pericoloso”.
I vini presentati da Alessandro Fè saranno a breve in vendita nel nostro shop online e disponibili nella carta dei vini alla riapertura del ristorante.